Le distrofie muscolari dei cingoli rappresentano un vario insieme di malattie. Per alcune di esse sono allo studio nuove terapie geniche
Di distrofie muscolari dei cingoli esistono numerose forme, distinte sulla base dei geni coinvolti e sul tipo di ereditarietà - autosomico recessiva, dominante o legata al cromosoma X. Di quanto sia complesso questo insieme di patologie (accomunate da un ampio ventaglio di manifestazioni sintomatiche tra loro sovrapponibili) ha parlato il prof. Yvàn Torrente, neurologo presso la Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e Direttore della Struttura Semplice di Terapie Cellulari e Geniche del Policlinico di Milano, in un’intervista rilasciata ai microfoni di Osservatorio Malattie Rare.
L’occasione di tale approfondimento è coincisa con la notizia dell’avvio di un trial clinico di Fase I/II progettato per valutare la sicurezza e la tollerabilità di una singola infusione endovenosa di ATA-200 una terapia genica sperimentale (di cui è possibile sapere di più cliccando qui) messa a punto da Atamyo Therapeutics e destinata a pazienti pediatrici affetti da LGMD2C/R5. Il trial prevede la realizzazione di due bracci, così da valutare la sicurezza e la tollerabilità di due differenti dosi di ATA-200 e un particolare non trascurabile è che essi si rivolge a individui che abbiano conservato la capacità di muoversi autonomamente.
Il principio che ha mosso i ricercatori francesi è frutto degli insegnamenti raccolti da una serie di altri studi clinici, alcuni dei quali riguardanti altre patologie degenerative, come la SMA per la quale è già disponibile una terapia genica. Tornando il più possibile indietro, all’inizio del processo patologico aumentano le probabilità che la candidata terapia genica sortisca un effetto, pertanto per questo trial saranno arruolati 6 pazienti di età compresa tra 6 e 12 anni con diagnosi di LGMD2C/R5 confermata e ancora in grado di superare il test del cammino dei 10 metri (10MWT) in meno di 15 secondi e di alzarsi dalla posizione seduta (con o senza l’aiuto delle braccia).
Poiché la terapia genica è composta da un vettore virale adeno-associato di tipo 8 (AAV8), nel siero dei partecipanti non dovranno esser presenti anticorpi neutralizzanti contro questo virus, pena l’esclusione dal trial. Anche problemi al comparto cardiovascolare e respiratorio costituiranno motivo di esclusione, come pure la precedente partecipazione ad altre sperimentazioni cliniche su prodotti di terapia genica.
I partecipanti saranno distinti in due coorti d’indagine, all’interno delle quali saranno valutate le due dosi della terapia genica. Il gruppo iniziale di tre pazienti riceverà una dose potenzialmente efficace corrispondente alla dose minima efficace (MED) stabilita negli studi pre-clinici. Agli altri tre sarà somministrato un dosaggio più alto della terapia genica (che ha comunque un ampio margine di sicurezza rispetto alla più alta dose sicura stabilita in un precedente studio tossicologico). La revisione dei dati di sicurezza dopo la somministrazione sarà affidata a un Comitato di Monitoraggio (DSMB) indipendente e tutti i pazienti saranno seguiti per altri 4,5 anni dopo il completamento del periodo di valutazione. Non sono ancora stati definiti i centri clinici che aderiranno al protocollo di studio, che dovrebbe prendere il via entro l’inizio del 2024.